A proposito de “Il linguaggio segreto dei neonati” di Trecy Hogg

Era aprile del 2017 e finalmente avevamo detto a tutti i parenti e amici che aspettavamo un bel bimbo di nome Ian. Fino a quel giorno, assaliti da tutte le preoccupazioni iniziali per l’esito della gravidanza, non avevamo ancora realmente pensato al “dopo”. Così, una sera siamo a cena al ristorante, molto felici perché tutto andava bene e di lì a poco saremmo partiti per New York, ci guardiamo e leggiamo nello sguardo dell’altro la domanda amletica: “e mo? Che si fa?”.

Credo che a un certo punto della gravidanza ogni futuro genitore si trovi di fronte a questa domanda esistenziale. Le reazioni possono essere di due tipi. C’è chi decide di aspettare e “vediamo come va” e c’è chi comincia a cercare materiale di ogni tipo perché “più ne so e meglio è” (il che non è sempre così…).

Noi apparteniamo soprattutto alla seconda categoria. Aris forse potrei collocarlo in mezzo con un piede da ogni lato; gli piace sapere, ma si concentra principalmente su ciò che sta avvenendo in questo preciso momento. Diciamo dunque che l’ho un po’ guidato in tutte le mie scoperte durante la gravidanza..

Inutile dirvi che ho letto davvero DI TUTTO (fondamentali tutte le letture sul parto che mi hanno portata qui), ma il libro di cui vi voglio parlare oggi mi è stato consigliato da un’amica: “Il linguaggio segreto dei neonati” (lo trovate qui).

Questo libro è stato per me un manuale in grado di guidarmi nel nuovo mondo in cui non ero più solo io, ma ero anche una mamma. Devo però dirvi la verità: ci sono molti aspetti sui quali non concordo e che non ho messo in pratica, ma credo faccia riflettere molto e aiuti a trovare la propria strada.

Reputo che per una gran parte essere mamma sia qualcosa che ti inonda naturalmente, mentre per un’altra essere a conoscenza di determinati concetti può aiutarti a valutare meglio delle situazione e prendere delle decisioni di conseguenza. Apprezzare un libro non significa eseguire tutto alla lettera, ma semplicemente sapere che lì dentro troverai qualcosa che ti aiuterà ad agire nel modo che è giusto per te.

Tracy Hogg, infermiera, puericultrice e consulente di famiglie e scuole di baby sitter, sostiene che il segreto di tutto, se così lo vogliamo definire, stia nel riuscire a decifrare i bisogni dei bambini e rispondere in seguito nella maniera più adatta. “Bella scoperta!”, direte voi… essa però, per aiutarci in questa impresa, ha stilato per noi 5 tipologie di bambini con un’attenta descrizione dei tratti caratteristici. Il vostro piccolo non deve necessariamente far parte di una categoria e basta, ma può benissimo capitare che abbia dei punti in comune anche con un’altra.

Mettere i bambini in categorie definite sin dalla nascita non è un concetto che mi entusiasma, anche perché avranno tempo di essere categorizzati prima a scuola e poi nella nostra società, purtroppo. Nonostante ciò, leggere le 5 definizioni mi ha catapultata nel futuro e… mi ha fatto un gran bene.

Leggendo il libro in gravidanza non potevo di certo sapere come sarebbe stato il neonato che portavo nel mio ventre, ma farmi un’idea della persona che sarebbe entrata nella nostra vita dopo pochi mesi mi ha sicuramente aiutata a immaginare scenari e possibili soluzioni da mettere in atto.

Qui di seguito vi lascio il test tratto da “Il linguaggio segreto dei neonati” di Tracy Hogg:

Dopo aver eseguito il test, potete ritrovare la tipologia del vostro neonato qui di seguito (fonte: “Il Linguaggio segreto dei neonati” di Trecy Hogg). Vi chiedo di leggerla/e attentamente e cercare di immaginare situazioni già accadute o che potrebbero verificarsi in futuro.

Il bambino angelico

Forse questo è il tipo di bambino che tutte le mamme vorrebbero avere quando lo aspettano: buono come un angioletto, dolce, sempre sorridente e per niente esigente. I suoi bisogni sono facili da interpretare. Non è infastidito dai nuovi ambienti e si fa portare in giro. Gioca mangia e dorme senza problemi, e di solito non piange quando si sveglia. Al mattino il bambino se ne sta tranquillo nella sua culla a far versetti, parlando con un animale di peluche o semplicemente stando a guardare le figure nel muro. Un bambino angelico è spesso in grado di calmarsi da solo, ma se è più stanco del solito, magari perché i suoi bisogni non sono stati compresi nel modo giusto, tutto ciò che dovete fare è coccolarlo un po’ e dirgli: “Vedo che sei stanco”. Poi caricare un carillon, fate in modo che la sua stanza sia tranquilla e in penombra e si addormenta da solo.

Il bambino da manuale

Questi bambini sono molto prevedibili e quindi facili da trattare. Questo bambino fa tutto al momento giusto, quindi con lui non ci sono molte sorprese. Ha raggiunto le tappe dello sviluppo nei tempi previsti: dormire tutta la notte a tre mesi, girarsi sulla pancia a 5 mesi, stare seduto da solo a 6 mesi. Con precisione passa periodi di crescita intensa, nei quali il suo appetito aumenta improvvisamente causa dell’incremento extra di peso o perché sta per compiere un salto nello sviluppo. Se qualcuno gli sorride, lui risponde felice. Benché abbia delle fasi in cui è capriccioso, è facile calmarlo e non si fa fatica a farlo addormentare.

Il bambino sensibile

Per un bambino ipersensibile, attratto da tutti gli stimoli sensoriali: si drizza al rumore della motocicletta, quando la tv è accesa o un cane abbaia nell’appartamento accanto. Sbatte le palpebre o gira la testa di fronte ad una luce intensa. A volte piange senza motivo apparente, perfino con la mamma. In questi casi, è come se cercasse di dire: “Ne ho abbastanza, ho bisogno di un po’ di pace e tranquillità”. Spesso si innervosisce se molte persone lo tengono in braccio o dopo essere stato fuori casa. Gioca da solo per qualche minuto, ma ha bisogno di essere sicuro che qualcuno – mamma, papà – sia nelle vicinanze. Questi bambini hanno molto bisogno di contatto e questo potrebbe essere frainteso dalla mamma come bisogno di latte quando invece basterebbe un ciuccio. Con bambini di questo tipo, bisogna imparare a decifrare i suoi bisogni e i tipi di pianto e più semplice sarà la vostra vita. Amano l’ordine e la prevedibilità, quindi niente sorprese!

Il bambino vivace

Questi bambini sembrano uscire dalla pancia della mamma sapendo perfettamente cosa piace loro e cosa no, e non esitano a farvelo sapere. Possono essere bambini che si alzano la mattina gridando per chiamare la mamma. Possono detestare il pannolino sporco e il suo modo di dire “cambiatemi” è molto rumoroso come anche l’esprimere il suo sconforto. Il suo linguaggio corporeo è molto convulso. Ha bisogno spesso di essere tenuto in braccio per addormentarsi, perché le braccia e le gambe sono sempre in movimento, impedendogli di rilassarsi.  Se comincia a piangere e il circolo non viene interrotto raggiunge un punto di non ritorno.

E’ probabile che il bambino cercherà di afferrare il biberon molto precocemente, noterà gli altri bambini prima che gli altri notino lui e non appena raggiungerà una certa autonomia cercherà di prendere agli altri bambini tutti i giochi.

Il bambino scontroso

Sono bambini che sembrano avercela con il mondo, piagnucolano spesso, non sorridono molto durante il giorno e fa molti capricci prima di addormentarsi la sera. Sono bambini che possono odiare fare il bagnetto e ogni volta che qualcuno cerca di vestirlo o cambiarlo è irrequieto e nervoso. La madre che cerca di allattarlo al seno può avere difficoltà perché il bambino non regge un flusso lento e diventa impaziente. Anche con il latte artificiale non va molto meglio, perché il nutrirlo resta molto difficile a causa della sua “disposizione” scontrosa. Per calmarli ci vuole solo una mamma molto paziente che riesca a tollerare il pianto particolarmente sonoro e prolungato. Questi bambini odiano essere tenuti in braccio e lo fanno capire bene.

Dopo aver individuato la/le tipologia/e del vostro bambino, probabilmente lo vedrete sotto un altro punto di vista. Tracy Hogg insisteva molto sul concetto che ogni bambino è un individuo dal giorno in cui viene al mondo, con una sua personalità e gusti propri, perciò sta a noi imparare a scoprirlo/conoscerlo e trovare la maniera più adatta per interagire e convivere serenamente.

Un altro punto sul quale si basa questo libro è la routine strutturata; proporre al neonato una routine strutturata sin dal giorno in cui è arrivato a casa. Quando sa cosa aspettarsi, tutto si svolgerà con più facilità e armonia. Ciò non significa che tutte le giornate devono essere perfettamente identiche, ma semplicemente che ci sono momenti salienti che devono essere rigorosamente ripetuti.

Personalmente sono a favore delle routine, che a mio modo di vedere e nel nostro caso hanno facilitato (e facilitano ancora oggi) di gran lunga tutto, ma ciò non deve essere estremo. Con Ian è avvenuto sempre tutto con molta naturalezza e facilità e questo lo devo sicuramente anche a un’enorme botta di . . . . , che non fa mai male eheheh… ma sentirmi pronta ad affrontare diversi scenari mi ha permesso di vivermi tutto tranquillamente e ciò lo reputo fondamentale.

In questo libro vengono affrontate molteplici tematiche; qui ho scelto di esporvi quelle che io ho apprezzato maggiormente, nonostante ci siano anche degli aspetti sui quali non mi sono trovata d’accordo.

Se avrete modo di leggere “Il linguaggio segreto dei neonati” (qui), vi creerete sicuramente anche voi un’opinione in merito, ma ogni mamma e in generale ogni genitore deve sentirsi libero di agire come crede, senza farsi condizionare da manuali, dicerie o imposizioni altrui. 

E ora… ditemi la vostra! 🙂

Lascia un commento